coronavirus

“In questo momento di grande emergenza sanitaria accade spesso che le istituzioni non forniscano protocolli di comportamento chiari e concreti, facendo indignare e arrabbiare molte famiglie. Come per esempio accaduto nel Comune di Cuneo, dove una mamma ci racconta una storia significativa sulla confusione regnante negli enti, competenti ad affrontare e regolare l’emergenza Covid. Succede infatti che mercoledì 30 settembre questa mamma viene chiamata da una scuola superiore per dirle che un compagno di classe di suo figlio era risultato positivo al Coronavirus, e che quindi all’indomani i genitori degli studenti avrebbero dovuto portare i figli a fare il tampone all’interno di un ospedale, lontano peraltro una trentina di chilometri dalla cittadina piemontese. Fatto questo, venerdì 2 ottobre viene comunicata la negatività del figlio della signora e, di conseguenza, la classe sarebbe potuta ritrovarsi regolarmente lunedì 5 ottobre. Cosa, tuttavia, non più avvenuta poiché, a quanto pare, l’Asl competente non sarebbe riuscita a comunicare in tempo alla dirigenza scolastica la normativa per il rientro a scuola anche se tutti gli alunni della classe erano risultati negativi al tampone. I ragazzi dunque sarebbero potuti ritornare solo martedì 6 ottobre e solo con mezzo privato: se, poi, in quei giorni i ragazzi avessero usufruito in qualche modo dei mezzi pubblici – come il figlio della signora che si è rivolta alla nostra associazione -, per prevenzione e precauzione sarebbero dovuti rimanere a casa, costretti alla didattica on line. Insomma, siamo di fronte a una vera e propria odissea, la dimostrazione negativa della mancanza di organizzazione nella gestione Covid. Servono chiarimenti immediati e convincenti. Per il resto, ci auguriamo che situazioni del genere non accadano più”.Così, in una nota, il presidente dell’associazione Assotutela, Michel Emi Maritato.