Gli occhi degli americani guardano la Clinton divisa tra la Casa Bianca (nel 2016) e casa sua

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Gli occhi degli americani guardano la Clinton divisa tra la Casa Bianca (nel 2016) e casa sua

Hillary ClintonCosa farà l’ex first lady dopo il 21 gennaio? In pochi credono che l’addio alla Segreteria di Stato coinciderà con il ritiro dalla politica ma non sono molti a vederla sindaco della Grande Mela. E c’è chi giura che dopo pochi mesi di relax partirà con la raccolta fondi per le prossime Presidenziali senza passare dalla Fondazione del marito a Harlem dove Bill regna incontrastato. Anche se il suo primo impegno pare sarà l’acquisto di una casa agli Hamptons dove la New York bene ama anche riposarsi…

di Donatella Mulvoni – da New York

Hillary Clinton è stanca. Dopo il giuramento di Barack Obama il prossimo 21 gennaio, lascerà la politica per sempre. Le rughe che aumentano viaggio dopo viaggio e il viso sempre più sciupato hanno probabilmente iniziato a preoccuparla. Lei lo ripete da mesi: vuole riposarsi e dedicarsi alla sua vita privata, ma negli Stati Uniti quasi nessuno le crede. Le domande sul futuro dell’attuale segretario di Stato sembrano diventate un’ossessione per i media americani: cosa farà l’ex first lady nei prossimi quattro anni? Per quanto tempo riuscirà a restare disoccupata, senza un lavoro nei piani alti del potere? Ma soprattutto: nel 2016 si candiderà alla presidenza, o ascolterà il sindaco di New York Michael Bloomberg e tenterà la corsa per diventare il primo cittadino della Grande Mela? “Io spero vivamente che venga a prendersi cura dei newyorchesi – spiega Rasi Tony, nato in Jamaica, ma residente ad Harlem da più di quindici anni – L’America non è ancora pronta per eleggere il primo presidente donna. Qui, invece, tutti la amiamo”. Rasi è un venditore ambulante di oggetti e musica jamaicana. Il suo chioschetto è posizionato a pochi metri di distanza dal palazzo che all’ultimo piano ospita la Clinton Foundation, l’organizzazione di beneficenza creata dal marito Bill. Ha festeggiato recentemente la rielezione del presidente Obama, considera ormai New York casa sua, anche se spera un giorno di tornare nella sua isola. Nonostante un po’ di pioggia, le strade di Harlem sono affollate di domenica pomeriggio. Molte persone stanno rientrando  dalla messa e lo si capisce dai loro vestiti eleganti e dai cappellini indossati dalle donne; altre entrano ed escono dai negozi in cerca dei primi regali natalizi. I più giovani delusi, con un pallone da basket sotto il braccio, aspettano con ansia il ritorno del sole, seduti ai tavolini dei numerosi bar sulla 125esima strada.      Quando sentono pronunciare il cognome Clinton tutti sorridono. Adorano soprattutto Bill e lui ha sempre ricambiato l’amore per il quartiere, mostrando un profondo interesse e un’attenta conoscenza della cultura afroamericana e scegliendo un palazzo della 125esima strada come sede della sua fondazione, invece degli eleganti edifici di Madison Avenue, nel cuore di Manhattan. (Solo recentemente, dopo più di dieci anni di attività, una parte dei lavori sono stati spostati in un ufficio nel Financial District). Ma Hillary non vive di luce riflessa. I suoi due mandati come senatrice dello Stato sono ricordati con nostalgia persino dall’attuale sindaco Bloomberg che la vorrebbe come suo successore. Lei ha declinato. Niente impegni per il 2013. Una candidatura per le elezioni del prossimo novembre significherebbe già da ora iniziare a raccogliere fondi per la campagna elettorale. “Bloomberg è un furbo- dice Jamie sorridente mentre mangia da Mama’s, un famoso fast food che cucina soprattutto piatti del Sud degli Stati Uniti- Finito il terzo mandato vuole essere sicuro che dopo di lui  ci sia un nome prestigioso che rimarchi l’importanza di questo incarico. Ma Hillary non credo ci abbia mai pensato”. Ne è convinta anche Yvette, nata e cresciuta ad Harlem: “Quella di Bloomberg è una mossa che non ho capito, è un’ipotesi impossibile. Io comunque non la vorrei come sindaco e neanche come presidente se decidesse di correre nel 2016. Ho apprezzato il suo lavoro al Dipartimento di Stato, ma non mi dispiacerebbe se la sua carriera politica finisse veramente qui, come ha detto. Se invece fosse Bill a voler fare il primo cittadino lo voterei anche se avesse 98 anni”. I ragazzi di Union Square, una delle piazze più famose di New York, nella parte bassa di Manhattan, con i loro skateboard in mano,  non ci pensano proprio alla Clinton come prossimo sindaco di New York. “Io la voterei, ma sono sicuro – spiega Bobbie – che questa carica non rientra nei suoi piani. Ama il potere. O la presidenza o niente, a questo punto”. Se accantoniamo la proposta che, secondo il New York Times, Bloomberg le avrebbe fatto durante una telefonata alcuni mesi fa (mai confermate esplicitamente dal sindaco, anche per non fare un torto a Christine Quinn, presidente del consiglio comunale di New York e probabile candidato sindaco), le opzioni sul tavolo per la Clinton sono davvero numerose.
Il gioco del momento è provare ad affibbiarle un incarico. Per gli analisti e i giornalisti americani le sue frasi sono quasi come delle parole in codice. Cosa starà programmando? Impossibile immaginare Hillary Clinton disoccupata per più di qualche mese. Il marito Bill nonostante provi a glissare ogni volta la domanda, ha detto che forse ha voglia di scrivere un libro, mentre non crede che si unirà a lui nella direzione della Fondazione. Non riuscirebbe ad emergere in un organismo creato a sua immagine e somiglianza. Se invece come credono i più, sotto sotto sta già pensando al 2016, questo significa che dopo qualche mese di relax, dovrà quasi da subito iniziare a raccogliere fondi per la campagna. Ci sarà poco spazio per la sua vita privata, ogni mossa dovrà essere calibrata: niente libro, niente attività di avvocato o lavori che possono compromettere la sua immagine. Se sarà questa la sua strada, la Clinton potrebbe tornare nei prossimi mesi alle origini e occuparsi delle attività a sostegno delle donne. Dalla sua parte avrebbe la maggior parte dei democratici, le primarie diventerebbero una pura formalità e la sua corsa alla Casa Bianca farebbe molta paura ai repubblicani, che per il momento non hanno nomi altrettanto forti da opporgli. Ma per non mettere limiti all’immaginazione, qualche voce fuori dal coro, la vorrebbe prossimo rettore dell’Università di Yale o presidente della fondazione creata dal finanziere Soros. “Non sappiamo proprio come occupare il tempo – ironizza Luis, uno studente, per la prima volta al voto quest’anno – soprattutto in politica le cose cambiano da un giorno all’altro e noi siamo qui a distruggerci la mente pensando al 2016. Certo che se avessero ragione i Maya non ci sarebbe ancora molto tempo per fare questi discorsi…”.
La ex first lady sotto sotto se la ride. Probabilmente neanche lei sa bene cosa farà. Ciò che è certo è il bisogno di riposo. Negli ultimi quattro anni ha corso come un treno, visitando decine e decine di Paesi in tutto il mondo. Ultimamente, dopo i viaggi in Asia e quelli in Medioriente per risolvere il conflitto israelo-palestinese, il suo viso è apparso molto stanco e sciupato. Non è più giovanissima, i 65 anni iniziano a farsi sentire. Viene descritta come una donna estremamente intelligente, competente e assetata di potere. Chissà che invece lei non stia pensando veramente di voler chiudere la carriera politica, dopo un mandato di successo al Dipartimento di Stato, per dedicarsi un po’ di più al marito, alla figlia e alla sua persona. Si inizia dai piccoli dettagli: senza tutti quegli impegni come segretario di Stato, ad esempio,  finalmente riuscirà a fare un po’ di piscina in orari più umani e non alle sei del mattino, come accadeva prima di ogni riunione. E poi forse troverà anche il tempo per comprare una casa agli Hamptons, luogo di villeggiatura per i miliardari newyorchesi. Gli amici hanno detto che ormai ci sta pensando già da mesi.