Marino, dove il tempo si è fermato: tra concorsi sospetti, cubature e defunti sfrattati, la solita vecchia politica che non cambia mai

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Marino, dove il tempo si è fermato: tra concorsi sospetti, cubature e defunti sfrattati, la solita vecchia politica che non cambia mai

di Claudia CORTEGIANI

Sono passati vent’anni. Due figlie, una carriera, qualche ruga. Ma a Marino no, il tempo sembra essersi fermato. Torno nel paese che mi ha vista giovane cronista, quando raccontavo con entusiasmo e un po’ di incoscienza le peripezie dell’allora sindaco Fabio Desideri, il più contestato dei primi anni 2000.
E Marino la ritrovo così: sempre bella, affascinante come un volto antico che non smette di sedurre. I suoi vicoli stretti profumano di pietra calda e vino vecchio, nel rovente di luglio che ti si incolla addosso. E poi ci sono loro, le cicale, che friniscono instancabili come se volessero raccontare tutto — più dei bar, più dei politici, più dei vecchi che commentano davanti a quel poco venticello fresco che concede l’ombra. Un suono che sa di estate eterna e di un paese che, nel bene e nel male, resta sempre se stesso.
Anche sotto Palazzo Colonna, bar incluso, lì dove il vero Consiglio comunale si riunisce ogni mattina davanti al cappuccino.
I marinesi, si sa, non le mandano a dire. E neanche oggi risparmiano critiche all’attuale sindaco Stefano Cecchi.
“Eh, dottoressa, ma chi Serfi (così l’hanno soprannominato per le tante foto in cui si ritrae con e senza fascia tricolore)? Qua è peggio di prima”. E lo dicono con quella rassegnata vivacità tipica di chi la politica la vive da spettatore, ma con la memoria lunga.
Dopo 20 anni, oggi si parla di concorsi sospetti, vinti – guarda un po’ – da gente vicina a chi conta, raccontano in paese.
E si sussurra di manovre per fare nuova cubatura, con strumenti urbanistici “creativi” come il Pucg, che, saltando il passaggio in Regione, aprono a nuove costruzioni: un’idea di impronta grillina appena ritoccata per rendere edificabile qualche altro terreno. E io, come 20 anni fa, continuo a chiedermi le stesse cose: ma chi le compra tutte queste case e, soprattutto, ma quanto è grande sta Marino?!
E poi il cimitero monumentale – che una volta si sarebbe detto “sacro” – ora ridotto a un puzzle di loculi da spostare. Via i morti senza nome per far spazio ai nuovi. La memoria storica? Roba vecchia, appunto.
Nel frattempo, la maggioranza di Cecchi traballa. Tre esponenti eletti della Lega avrebbero osato partecipare a un evento… della Lega e incredibilmente sono accusati di infedeltà e tradimento. Una reazione che suona paradossale, considerando che il sindaco stesso sembrava per un periodo muoversi in direzione leghista per poi virare su Forza Italia.
Sembra un reality politico con protagonista indiscusso il sindaco Stefano Cecchi. Il clima in maggioranza si è fatto incandescente: non passa giorno senza che arrivi voce di riunioni infuocate, di accuse incrociate e di strategie degne di una campagna elettorale permanente.
Un altro dei punti caldi? Ora è la tessera della Lega. Pare, infatti, che il primo cittadino, formalmente eletto in quota centrodestra ma di fatto equilibrista tra più anime politiche, ora guardi con attenzione al congresso della Lega. Dopo quello di Forza Italia vinto non senza problemi, ora si pensa a quello della Lega! Una mira egemonica ed espansionistica del sindaco che sembra voler imporre a tutta la sua maggioranza (o a quello che ne resta) di fare le tessere di tutti i partiti pur di vincere i congressi. Si mormora che ci sia un piano per rafforzare il peso del suo gruppo all’interno del partito: convincere alcuni fedelissimi – che ci fa se hanno già la tessera di Forza Italia – a fare anche la tessera leghista. Non tanto per una reale adesione ideologica, quanto per aumentare i numeri e orientare l’esito del congresso del Carroccio. Insomma, non proprio un’operazione di trasparenza politica.
Nel frattempo, le voci di crisi interna si moltiplicano: malumori, riunioni dai toni accesi, sospetti, forse rimpasti pur di salvare il savabile e il “promesso”, mentre alcuni consiglieri di maggioranza starebbero pensando di darsi alla macchia sia il 25 luglio che il 30 luglio, date importanti per l’assestamento di bilancio e per il battesimo del Pucg.
E la città? Osserva, spesso incredula. Marino si riconferma, a distanza di decenni, il teatro di una politica sempre più autoreferenziale, dove le tessere contano più dei programmi, e dove – tra Forza Italia, Lega e strategie personali – sembra che il vero partito sia quello della sopravvivenza.
Insomma, vent’anni dopo, di diverso ci sono i volti un po’ più segnati dei soliti noti sotto Palazzo Colonna e forse qualche nuova buca sull’asfalto (o è sempre la stessa, più profonda?). Ma per il resto, è come se il tempo si fosse fermato: si parla sempre di cubature, di fedeltà politiche da rinnovare come abbonamenti scaduti e di maggioranza che scricchiola come una vecchia sedia da ufficio. Marino, insomma, continua a essere se stessa: appassionata, contraddittoria, rumorosa. E io, che pensavo di trovare qualche novità, mi consolo con una brioche al bar e l’eterna verità marinese: tutto cambia, perché nulla cambi. Tranne i capelli bianchi, quelli sì, quelli sono veri.
Ma, attenzione, perché l’epilogo è già scritto nella memoria cittadina: più di qualche sindaco, alla fine, fu sfiduciato dai suoi. Déjà vu…