E’ andato in scena a Palermo l’ultimo lavoro di Franco Zappalà con la commedia brillante “Non ti pago”. Un successo di pubblico in entrambe le serate a conferma dell’apprezzamento generale per la stagione teatrale ancora in corso.
Che sarebbe stata una domenica proficua lo abbiamo capito fin da subito, quando, qualche minuto prima di entrare in sala, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Franco Zappalà, che, impegnato questa volta come regista, ha condiviso con noi alcuni suoi pensieri riguardo la “vita” del (e nel) Teatro. E soprattutto come l’artista vive l’esistenza sempre accompagnato dalla “dannazione”.
Agli esordi: dannandosi per la smania e il pensiero di riuscire presto a raggiungere e completare degli obiettivi. E nella maturità artistica: perché l’uomo/artista ha nella sua natura l’ambizione, spesso dannandosi, di migliorarsi, di crescere ulteriormente e velocemente. E alla fine: quando arriva quello strano momento in cui decidi che il tuo percorso debba smettere e ti dannerai ancora, perché vedrai fare agli altri quello che hai fatto per una vita con un misto di sensazioni, spesso nostalgiche, che non potrai far altro che portare con te come “costruttivo fardello”.
Di questo si è parlato ripercorrendo alcuni fatti, aneddoti e racconti vissuti nella grande famiglia del Teatro Zappalà, ma anche di come la varietà dell’offerta artistica di questa stagione si sia dimostrata, ancora una volta, una scelta premiata dal gradimento e dalla costante presenza di pubblico
“Non ti pago” ci regala tre atti di genuina spensieratezza, condita dalla comicità che i protagonisti, tra colpi di scena, incomprensioni, invidie e gelosie, ci regalano per tutto il tempo.
Ferdinando (Donato Zappalà) ha un evidente vizio del gioco. Ma la sua continua sfortuna gli nega una vincita che, settimane dopo settimane, insegue disperatamente ricercando numeri nei sogni, nelle cose, nei gesti… Un vizio che diventa vera ossessione nel momento stesso in cui eredita, dal padre defunto, un banco del Lotto.
A complicare questa già insostenibile situazione c’è Mario (Giuseppe Zappalà) impiegato al banco del lotto, fortunatissimo al gioco e per di più, spasimante ed innamorato proprio della figlia del suo datore di lavoro.
Le cose si complicano quando il giovane Mario, vedendosi apparire in sogno il padre defunto di Ferdinando, riceve da questi 4 numeri che puntualmente giocati, nell’estrazione successiva, gli fruttano una quaterna con vincita di ben 400 mila euro.
Da questo momento, quel po’ di ira repressa di Ferdinando esplode contro tutti e tutto. Sottrae il biglietto vincente a Mario, se ne impossessa, ne recrimina la proprietà perché quello apparso in sogno era suo padre, perché il sogno è stato fatto in una casa dove si, vive Mario, ma che in fondo, è sua… Nel turbinìo delle incomprensioni e delle liti, dopo avere convocato un avvocato e addirittura invocato la legge di Dio con la presenza di Don Raffaele, lancia una maledizione a Mario affinché, semmai dovesse avere diritto alla vincita, non dovrebbe mai poterla intascare.
Ahimè, la maledizione di Ferdinando va proprio a segno e il povero Mario, dopo altri momenti di nervosismo, è costretto a cedere alle volontà di Ferdinando, che, concedendogli la propria figlia in moglie, assicura alla stessa, in dote, la ricca vincita motivo di tante liti, disperazioni e tensioni.
Anche questa volta, il Nuovo Teatro Franco Zappalà, grazie alla direzione artistica di Valentina Vitale e la Regia di Franco Zappalà, non ha tradito aspettative.
Scritto da Giuseppe Clemente