Marino, esce l’ultimo libro di Onofrio: “Specchio doppio”
L’autore marinese ha pubblicato con “Pellegrini” il suo 39esimo libro
Si ride spesso e si ride amaro nel nuovo libro di Marco Onofrio, “Specchio doppio”, appena pubblicato a Cosenza da Pellegrini, importante editore di cultura che quest’anno festeggia i 70 anni di attività. È una interessante raccolta di racconti, 20 per l’esattezza, appaiati in 10 nuclei tematici attraverso parole-chiave (Letteratura, Carne, Borghesia, Morte, Caos, Sentimento, Football, Politica, Italia, Roma)che il noto scrittore romano, naturalizzato marinese, utilizzaper esplorare la complessità del mondo, soprattutto dal punto di vista dell’uomo contemporaneo. Come scrive Paolo Di Paolo nella nota critica di copertina, Onofrio «distilla un intero (e impietoso) trattato di sociologia in quadretti che non sarebbero dispiaciuti ai maestri della commedia all’italiana». La sferzante parodia dei nostri tempi dà vita aun campionario umano di “nuovissimi mostri” in cui i registri grotteschi e onirici, da sempre congeniali all’Onofrio narratore, attraggono sulla pagina il massimo della fantasia e il massimo della concretezza, dando vita a un realismo simbolico che consente di sviscerare i segreti delle cose viste o immaginate dall’interno, e di smontare i “meccanismi” perpoi rimontarli con un ordine diverso. La lingua italiana canta in tutte le sue direzioni espressive, come sempre nei libri di Onofrio, anche se qui la scrittura è meno “barocca” di altre opere precedenti (ad esempio nei racconti de “La scuola degli idioti”, 2013) poiché diventa affilata come un bisturi e sintetizza molto più di ciò che dice, per quantità e profondità, pur conservando una ottima capacità di intrattenere e farsi leggere. “Divertirsi per riflettere e comprendere meglio”, sembra alludere Onofrio in questo suo trentanovesimo libro: uno “specchio doppio” in cui riconoscerci come siamo, pur tra mille ambigui riverberi che moltiplicano e rendono inafferrabile la nostra immagine, complicando le possibilità di rappresentarla.