“Il Piccolo Buddha” di Bertolucci: piacere ascetico o visivo?

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“Il Piccolo Buddha” di Bertolucci: piacere ascetico o visivo?

di Eleonora Taddei

Il Piccolo Buddha è un film di Bernardo Bertolucci. Una parabola di contrasti tra Occidente e Oriente rielaborata tramite lo sguardo stupefatto di un fanciullo.
Il film è diviso in due parti: da un lato la favola moderna di Jesse, bambino di Seattle che viene portato nel Burthan, dal Lama dell’Himalaya, in quanto potrebbe essere il TULKU, la reincarnazione del lama maestro morto otto anni prima. Dall’altro troviamo la favola antica del principe Siddharta, meglio conosciuto come il Buddha.
Definito spesso film “di bambini, sui bambini, per i bambini” a tratti disneyano, ‘Il piccolo Buddha’, si discosta dalla trasgressione, dai tormenti e dai conflitti drammatici che contraddistinguono la vera essenza delle opere di Bertolucci.
Film uscito nel 1993 e girato un anno prima tra Buthan, Nepal e USA è scisso, non solo a livello di narrazione, ma anche di pellicola (35 mm e 65 mm).  E’ infatti ben distinta la suddivisione antitetica dei colori, freddi tra il grigio e l’azzurro nell’ambientazione di Seattle e colori caldi, tra il giallo e l’azzurro nei luoghi contesti orientali.
Convince davvero la conversione di Siddharta in Buddha quasi come fosse un percorso personale del regista, un’introspezione mistica rivelata nella mancanza di cattiveria, del male o di qualsivoglia antagonista malvagio. Perfino la raffigurazione della nascita di Siddharta viene esplicata con un parto non doloroso e tragico ma cantato e pieno di armonia.
Non solo un film, non solo un racconto, un vero e proprio percorso ascetico di Bertolucci quanto nostro, da spettatore voyeur che cresce come un climax nell’addentrarsi della storia. Esperienza raccontata attraverso la pellicola come lo fu nella letteratura “Un’idea dell’India” di Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini in “Passeggiatina ad Ajanta”.
Un quasi trent’enne Keanu Reeves calza a pieno i panni di Siddharta, con i suoi occhi a mandorla e già personalmente avviato ad una disciplina orientale fin dal suo avvicinamento alle arti marziali. Lui stesso definì Bertolucci ‘poeta delle immagini’, capace di divulgare il misticismo orientale, ben lontano dalla mentalità occidentale anche con l’utilizzo di effetti speciali, sempre  molto lontano però dall’esibNews-Piccolo-Buddha-outoutmagazine1izionismo fine a se stesso della moderna tecnologia digitale.
In ultimo e non per importanza, ad incoronare ‘Il piccolo Buddha’ come una tra le opere più importanti del regista, ci sono le musiche di Ryuichi Sakamoto, musicista e compositore giapponese capace di consacrare e congiungere perfettamente le immagini con la musica etnica orientale.

“Se tendi la corda oltre misura, si spezzerà, e se la lasci troppo lenta, non suonerà.”
Principe Siddharta