Dalla Roma-Lido alla Chiasso-Rho, dalla Messina-Catania-Siracusa alla Genova-Acqui Terme: ecco le linee da incubo per i pendolari italiani.
Sulle linee regionali pochi treni, vecchi e inadeguati, mentre aumentano le tariffe.Legambiente presenta la campagna Pendolaria 2015 con l’analisi delle linee peggiori. Treni vecchi, lenti, su linee che vedono troppo spesso tagli e accumulano ritardi. La situazione del trasporto ferroviario italiano è sempre più divisa in due, tra una Alta Velocità con servizi più veloci e moderni e un servizio locale con diffusa situazione di degrado che spinge purtroppo i cittadini all’uso dell’auto privata, con aggravio dei costi, del traffico veicolare, dell’inquinamento. Eppure, sono circa 3 milioni le persone che ogni giorno utilizzano i treni per raggiungere i luoghi di lavoro o studio.
Legambiente lancia la Campagna Pendolaria, presentando una anticipazione, con analisi della situazione di maggiore disagio sulle linee ferroviarie italiane, del Rapporto annuale che verrà presentato a Gennaio e che quest’anno avrà come focus l’emergenza Sud. Le ragioni della situazione che vivono i pendolari sono chiare. I treni sono troppo vecchi. In Italia attualmente sono circa 3.300 i treni in servizio nelle regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni, con differenze però rilevanti da regione a regione. I treni sono pochi. Dal 2010 a oggi, complessivamente, si possono stimare tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale proprio quando nel momento di crisi è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all’auto, anche se con differenze tra le diverse regioni. Tra il 2010 e il 2015 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 26% in Calabria, 19% in Basilicata, 15% in Campania, 12% in Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti è stato in Piemonte con +47%, mentre è stato del 41% in Liguria e del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. Manca totalmente una regia nazionale rispetto a un tema che non può essere delegato alle Regioni senza controlli. Anche perché da Berlusconi a Renzi, chi è stato al Governo in questi anni ha una forte responsabilità rispetto alla situazione che vivono i pendolari. Rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe.
“Il trasporto pendolare dovrebbe essere una priorità delle politiche di Governo – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – perché risponde a una esigenza reale e diffusa dei cittadini e perché, se fosse efficiente, spingerebbe sempre più persone ad abbandonare l’uso dell’auto con vantaggi ambientali, climatici e di vivibilità delle nostre città. Eppure, un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella Legge di Stabilità non c’è nessuna risorsa per l’acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle Regioni sono talmente risibili da non arrivare, in media, nemmeno allo 0,28% dei bilanci. La nostra mobilitazione a fianco dei pendolari – continua Zanchini – punta a cambiare questo stato di cose. Governo e Regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro”.
Al contrario degli altri Paesi europei, in Italia negli ultimi 20 anni neanche un euro è stato investito dallo Stato per l’acquisto di nuovi treni. Alcune Regioni hanno fatto investimenti attraverso i Contratti di Servizio, altre più virtuose, individuando risorse nel proprio bilancio o orientando in questa direzione i fondi europei. In assenza di una regia nazionale ci troviamo sempre di più di fronte a un servizio di serie A, per i treni ad alta velocità, di serie B nelle Regioni che hanno individuato risorse per evitare i tagli, e di serie C nelle altre Regioni. Il trasporto ferroviario italiano conta treni troppo vecchi, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse. Negli ultimi dieci anni sono stati realizzati alcuni interventi per la sostituzione del materiale rotabile, ma non basta assolutamente. Perché occorre aumentare il servizio con nuovi treni, a partire dalle linee più frequentate e smetterla con i tagli. Inoltre il tasso di sostituzione è ancora troppo lento dato che ha riguardato solo il 19,8% della flotta totale di treni regionali attualmente in circolazione.