Storie di mare. A Big Blu in Fiera di Roma il libro di Alfonso Licata sullo scopritore delle Canarie. Lanzarotto Malocello, il condottiero che prima di Colombo aprì le rotte atlantiche
di Rigel Langella
Cosa possono avere in comune un avvocato romano in vacanza e un navigatore genovese del XIII secolo? E perché Roma Capitale ha dedicato un parco cittadino, situato nel quartiere Ostiense e un’associazione sportiva, a Lanzarotto Malocello?
Cerchiamo di procedere con ordine per dipanare l’intrigo storico e la risposta l’abbiamo trovata alla Fiera di Roma: a Big Blu, mostra del mare, è stato presentato, nell’ambito della manifestazione “Italiani popolo di navigatori” organizzata dalla Lega Navale, il volume di Alfonso Licata, Lanzarotto Malocello dall’Italia alle Canarie.
L’autore (presidente del Comitato promotore per le celebrazioni del 700esimo anniversario della scoperta delle Isole Canarie), andando in giro per Lanzarote, facendo amicizia scopre che gli affabili isolani gli ripetono sempre la stessa battuta: “Italiano? Allora Lanzarotto!”
Lui sorride, cerca di capire e quello è stato l’errore fatidico perché, da quel momento. la sua vita cambia e finisce per legarsi inestricabilmente a quella di Lanzarotto Malocello, che è come un Carneade medievale: ma chi era costui?
La storia del nostro eroe si inserisce in quella più ampia della potentissima Repubblica Marinara di Genova che, all’epoca del suo apogeo, spadroneggiava nel Mediterraneo. Però, quando gli Arabi conquistano la parte meridionale, l’autostrada del mare che collegava l’Europa ai terminali della Via della Seta e delle Spezie si interrompe bruscamente. Da quel momento i provetti navigatori italiani cominciano ad esplorare nuove rotte per raggiungere l’Oriente “puntando la prua ad Occidente”. Ad Occidente, però, la “geografia teologica” situava la barriera delle Colonne d’Ercole: non plus ultra.
La famiglia Malocello era nobile (il curioso nome deriva dallo stemma con la civetta: malus uccellus…) ed è ricordata sin dall’Anno Mille: potremmo forse definirli armatori, dato che a Varazze la superba Genova costruiva le navi della sua potente flotta. Prima di Lanzarotto erano partiti altri, come i Vivaldi, spariti nel nulla.
Ecco allora entrare in scena il nostro Lanzellotto, di cui non conosciamo il volto, ma di cui Licata, con acribia critica e pazienza certosina, ricostruisce attraverso difficili ricerche d’archivio, comparazione con altre frammentarie fonti coeve, statura e personalità. Tanto che dopo poche pagine il testo trasmette un misto di simpatia e curiosità che ci fa immedesimare in questo uomo nuovo, con le vesti e i mezzi del Medio Evo e la mente già nel Rinascimento, conteso tra la spavalderia di affrontare l’avventura e la superstizione di infrangere un tabù. Era il 1313 quando il navigatore lasciò il porto di Genova, sappiamo che affrontò il mare, che resistette alle avversità della navigazione e arrivò a piantare la gloriosa bandiera della Repubblica sul suolo delle “Isole Felici”, dove si trovò bene, ma così bene da fermarsi lì per oltre vent’anni…
La gran carta catalana di Angelino Dulcert, del 1339, di poco posteriore al suo ritorno in porto, inserisce l’arcipelago delle Canarie al suo giusto posto nell’Atlantico e attribuisce alla più settentrionale il nome: Insula de Lanzarotus Marocellus. Toponimo che non fu mai più mutato. Questa è la storia, ma ogni storia ha in sé un senso, che noi posteri siamo chiamati a comprendere. È di tutta evidenza che questa scoperta aprì la rotta ad altre ardite spedizioni, compresa quella del più famoso Cristoforo Colombo.
Come sottolinea Francesco Surdich, ordinario di Scoperte geografiche, Università di Genova: “anche la riscoperta in epoca medievale delle Canarie pose fine ad una geografia teologica astratta ed incurante dell’uomo, trasformandola in scienza attenta alle lotte, al profitto, al potere cioè alle logiche del capitalismo che gli uomini d’affari, i genovesi in testa, metteranno a frutto per il dominio dei mari”.
Lo sforzo profuso dall’Autore, compresa la sua metamorfosi personale, da ex-vacanziere a storico ufficiale del navigatore, rende il giusto merito a lui, non solo per quello che rappresenta ma anche quale emblema di tanti grandi personaggi, dimenticati ingiustamente, che hanno contribuito all’avanzamento del progresso. L’avv. Licata ha annunciato la realizzazione, nel mese di novembre, di una crociera rievocativa Genova-Lanzarote-Tenerife a scopo didattico, mentre il Progetto Pigafetta 500, prevede di ripercorrere il giro del mondo a tappe, in barca a vela, sulla stessa rotta tenuta nel 1520 da Antonio Pigafetta.
Il volume di Alfonso Licata, “Lanzarotto Malocello dall’Italia alle Canarie”, è pubblicato dal CISM-Ministero della Difesa, con le autorevoli prefazioni di Franco Cardini e Francesco Surdich. Il libro, disponibile su domanda, dovrà essere ristampato, con richieste pervenute da parte di studiosi, appassionati e biblioteche pubbliche.