di Daniele Priori e Marco Montini
Roberta Calce è una delle voci più belle della radiofonia italiana. On air dal 1976, quando aveva sedici anni, dopo la traumatica (e ancora misteriosa) rottura con Radio Subasio che negli ultimi anni l’aveva definitivamente fatta entrare nei cuori di tutti gli italiani, è diventata ora una “sobillatrice” on line. Lo dice chiaro e tondo e ha creato anche un gruppo sul popolarissimo social network: “Frequenziateci”. Un romantico rilancio a favore dell’Fm che tanto ricorda il celebre. “Rivoglio il mio microfono” che Michele Santoro anni fa lanciò come un appello di libertà dal palco della trasmissione di Adriano Celentano. Per il resto Roberta non lo dice ma le sue poesie emozionano più di un cuore, donando commozione e sorrisi a chi le vuole bene. Moderna poetessa, romantica, ora più che mai tornata ad inseguire la passione della sua vita: la radio. Con Roby siamo diventati da anni amici di Facebook, oltre che ascoltatori da sempre. Quindi, anche nell’intervista, le daremo il “tu”. Confidenziale e friendly, proprio come è Roberta Calce.
Da dove cominciamo? Dalla tua carta d’identità va…
“Roberta Calce nasce a Roma un po’ di tempo fa (se proprio devo dire la data , 12 aprile 1960 ). Occhi due, scuri. Capelli neri, tanti, una bocca, due orecchie, un naso , altezza 1,71. Professione: sulla carta d’identità c’è scritto giornalista, perché speaker radio non me lo hanno fatto inserire (non siamo riconosciuti come categoria). Domicilio a Cura di Vetralla (Vt)”.
Sei una delle più belle voci radiofoniche di Roma, del Lazio e non solo. Partiamo però dalla fine: la battaglia un po’ nostalgica, un po’ malinconica, certamente coraggiosa che hai intrapreso su Facebook. Cos’è “Frequenziateci”?
“Frequenziateci è un’idea sì, vero, nostalgica nata da due menti ‘folli’ che portano lo stesso nome: Roberta… Vorremmo riuscire ad ottenere una frequenza per tutti coloro a cui hanno tappato la bocca senza un perché. Parlo di conduttori radiofonici”.
Non ti sembra, nell’era delle webradio, un po’ fuori tempo chiedere una “frequenza” via etere? E poi proprio tramite il canale più moderno: il social network?
“Sì sicuramente è fuori tempo… Ma non lo sai che le cose ‘diverse’ piacciono e incuriosiscono di più?”
E se la “frequenza” ve la desse proprio Facebook? Ci avete pensato a fare uno squillo a Palo Alto, dalle parti di Mark Zuckerberg?
“Non ho il suo telefono , tu ce l’hai? Una telefonata in fondo non costa niente …”
Su “Frequenziateci” siete molti dj o ex dj non più teenager. In molti ricordate la clandestinità delle prime radio libere negli anni Settanta ma ora fate fatica ad accettare il normale ricambio generazionale di fronte al microfono…o ci sbagliamo?
“Non è che il cambio non ci piaccia… A livello tecnico ci può anche stare. Non ci piace come vengono gestite le radio… Si pensa solo a guadagnare e non a dare un’anima alla radio”.
Facciamo allora qualche passo ulteriormente indietro. Tu sei anche giornalista. Hai dichiarato che lo sei diventata per avere una professionalità riconosciuta. È così difficile vedere riconosciuto, anche economicamente, il ruolo di speaker radiofonico? E perché?
“Come ho detto non è riconosciuto il ruolo di speaker radiofonico…Il perchè non lo so di preciso ma certo non siamo in nessun albo…”
Tu in più hai portato la poesia alla radio. Penso in particolare a Radio Subasio dove hai reso dolci e tenere le mattinate di molti ascoltatori, dalle 6 fino alle 10. So che non ne parli con gioia ma, se posso, perché si è interrotto il tuo rapporto che sembrava così appropriato con una delle radio più…innamorate d’Italia?
“Per questa domanda dovresti rivolgerti a loro … Io non ho avuto una risposta !”
A che ora si sveglia lo speaker delle 6 del mattino? E che studio trova in radio? Avevi le chiavi di redazione o c’era già qualcuno quando arrivavi tu?
“Dipende da quanto è lontana la sede della radio…Per me svegliarmi presto per andare a dare la sveglia è stato sempre un grande piacere! In alcune radio avevo le chiavi, in altre si entrava con la redazione e con una segretaria che ci faceva entrare. La radio dipende sempre da chi aveva trasmesso per ultimo la sera o appena prima di te ma in linea di massima sempre in ordine. Se poi sei la prima ad andare in onda devi accendere ogni strumentazione. Da questo punto di vista io sono di una puntualità mostruosa, non amo fare le cose di corsa, mi piace prepararmi un po’ di notizie , quindi aprivo le varie testate giornalistiche, e controllavo ogni cosa …”
A che ora si sveglia lo speaker delle 6 del mattino? E che studio trova in radio? Avevi le chiavi di redazione o c’era già qualcuno quando arrivavi tu?
“Emme 100 è stata tra le esperienze più belle della mia vita, peccato che l’Editore che l’acquistò non la prese sul serio, nel senso lato…In quei due anni, però, ho conosciuto delle persone bellissime, colleghi stupendi, che dire? La rifarei per tutta la vita. Vendette la frequenza dopo due anni precisi a Radio Cuore, mi ricordo che anche lì cercarono Paolo Fox e me… Insieme conducevamo un programma di oroscopo per qualche minuto alle 7,20 del mattino…ah che tempi! In quei due anni presi grazie a loro il tesserino da giornalista a cui tanto ambivo!”
Ormai, per tornare al presente, anche le stesse radio cambiamo spessissimo, da un mese all’altro. Un segno evidentissimo di difficoltà e sofferenza. Come fa a sopravvivere oggi una emittente radio? E, se posso, coni i migliori auguri, ci sarebbe spazio, per esempio a Roma, per una nuova emittente radiofonica via etere diretta proprio da te?
“Le radio lo sappiamo tutti hanno sempre vissuto di pubblicità. Se ci possa essere spazio a Roma per un’emittente diretta da me??? Mi sono anche dimagrita molto…Credo di si!”