Caso Cervia, la figlia: “Hanno tentato di ammazzarci”

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Caso Cervia, la figlia: “Hanno tentato di ammazzarci”

di Marco Montini

cerviaRicordate la storia di Davide Cervia, l’esperto di guerra elettronica rapito nel settembre ‘90 nei pressi della sua casa a Velletri? Da allora non si hanno più tracce di lui: una storia fitta di misteri, depistaggi, servizi segreti, traffici illeciti e avvistamenti sfuggenti (l’ultimo in Libia). Ebbene la vicenda si è arricchita ora – purtroppo – di un nuovo fatto, che la famiglia di Davide non fatica a definire “un vero e proprio atto intimidatorio”: martedì 16 ottobre la loro abitazione è stata investita da una forte esplosione, che fortunatamente non ha causato feriti o fatto scappare il morto. “Solo” tanta paura e danni materiali alla casa. Un episodio che la figlia del tecnico scomparso, Erika, considera “misterioso e pieno di incogruenze. Non un caso”. Le Città ha voluto approfondire con lei i fatti.

Salve Erika, ci racconti cosa è accaduto quel dannato martedì di un mese fa? Tu e la tua famiglia eravate in casa in quel momento?
“Martedì 16 ottobre alle ore 14.15 circa si è verificata una esplosione nella nostra abitazione, all’interno di un locale cucina adiacente la nostra abitazione. Si è sfiorata una tragedia visto che mia nonna era da poco uscita dal locale in questione mentre io mi trovavo ancora lì vicino. Abbiamo sentito un boato e io ho visto i frammenti della finestra del locale cucina schizzare verso la macchina di mio nonno sulla quale hanno causato varie ammaccature e la rottura dell’intero lunotto posteriore. Dopo il rumore sono tutti corsi fuori casa ed insieme abbiamo notato che ad essere divelte dall’esplosione erano state solamente la finestra e la porta del locale cucina, all’interno del quale non si era mosso nulla. Tutto era come lo avevamo lasciato”

Cosa hanno detto le forze dell’ordine in merito alla dinamiche dell’accaduto? Secondo voi esistono delle incongruenze?
“Quando sono arrivati i Carabinieri di Velletri sul posto, questi hanno ipotizzato una fuga di gas, ma basta guardare le foto che abbiamo scattato per rendersi conto che il gas non centra assolutamente nulla. Se fosse stata la bombola ad esplodere avrebbe distrutto la macchina del gas e danneggiato in maniera evidente l’interno del locale e la bombola stessa. Ma stranamente è tutto integro, nulla si è spostato, torno a ripetere che sono esplose solo la porta e la finestra. In più al momento della deflagrazione la finestra era aperta, dunque come faceva ad accumularsi gas nel locale??!! I Carabinieri hanno prelevato sul luogo dell’esplosione dei frammenti che ci avevano assicurato avrebbero mandato al Ris per farli analizzare, ma con nostro grande stupore dopo quasi un mese, hanno i frammenti ancora in caserma, nessuno lì ha ancora analizzati: non è strano? Cosa stanno aspettando?”.

Si è trattato di una sfortunata casualità o hanno tentato di colpirvi di proposito? Magari è qualcosa collegato alla vicenda di tuo padre? A proposito il processo è alle porte.
“E’ evidente che questo è stato un atto intimidatorio nei confronti della famiglia, visto che il 7 dicembre 2012 si aprirà il processo contro i ministeri della Difesa e della Giustizia citati in causa dalla famiglia Cervia per la violazione del diritto alla verità e probabilmente “qualcuno” ha paura che emergano delle verità troppo scomode”.

E’ la prima volta che accadono quelli che tu definisci “atti intimidatori”? Anche qualcun altro che ruota intorno alla vostra associazione ne sarebbe stato vittima?
“In questi 22 anni ogni volta che proponevamo iniziative o andavamo in trasmissioni prima o dopo ricevevamo telefonate mute a tutte le ore del giorno o della notte, eravamo vittime di pedinamenti e minacce. Tutto questo non accadeva e accade solo alla nostra famiglia, ma anche alle persone a noi vicine. Nei giorni successivi all’esplosione, infatti, hanno sfondato il portone dell’abitazione del presidente del Comitato, Gialuca Cicinelli: in passato è stato più volte minacciato e buttato fuori strada… Hanno telefonato per tutta un’intera notte a casa di mio zio che abita sotto di noi, rimanendo in silenzio quando alzavano la cornetta e hanno buttato fuori strada, Sandro Silbi, il vicepresidente del comitato pro Davide. Tutti questi fatti sono stati denunciati”

Ora avete paura? Secondo voi, se ci fosse un colpevole, chi potrebbe essere?
“E’ chiaro che chi ci perseguita ha lo scopo di mettere un freno alle nostre ricerche, ma noi nonostante la paura che ci sta distruggendo la vita, non ci arrenderemo finchè non arrivo alla verità su mio padre”.